La riunione conviviale ha avuto come ospiti il Sostituto Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Genova, dottor Francesco Pinto e il giornalista e scrittore Mario Paternostro. Interclub tra RC Genova San Giorgio, RC Genova Est e RC Genova Nord Ovest.
La riunione è iniziata con il tocco della campana dato contemporaneamente dai i tre Presidenti. Il Presidente del RC Genova San Giorgio Benedetto Gritta Tassorelli ha quindi aperto la serata e ha passato la parola alla nostra Presidente Anna Pittaluga per la spillatura di un nuovo socio del RC Genova Nord Ovest, presentato da Tiziana Lazzari: il dott. Lorenzo Urtiti, laureatosi in Giurisprudenza e attualmente consulente finanziario presso il gruppo FIDEURAM.

Nei momenti successivi alla cena, il PM Francesco Pinto e il Giornalista Mario Paternostro hanno preso la parola. L’argomento della serata è stato illustrato da diverse prospettive, inquadrando il contesto storico delle alluvioni a Genova per poi esplorare i cambiamenti successivi al 2011. Sono stati successivamente forniti interessanti spunti di riflessione sugli aspetti Legali e sulla Responsabilità.
Per quanto riguarda il contesto storico, Mario Paternostro ha ricordato come la storia di Genova sia profondamente segnata dalle alluvioni, eventi che si sono ripetuti nel tempo colpendo spesso le stesse zone della città. Già negli anni ’50, con le alluvioni del 1953 e del 1955, si evidenziarono le fragilità di un territorio complesso, stretto tra mare e colline. Tuttavia, fu l’alluvione del 1970 a rappresentare una vera e propria tragedia per la città: un evento devastante, che causò numerose vittime e mise in luce le conseguenze della crescente cementificazione delle colline e della mancata pianificazione urbanistica. Nonostante la gravità dei fatti, non vi furono conseguenze legali: mancavano infatti norme chiare sulla responsabilità amministrativa e sulla gestione del rischio idrogeologico. Un salto di quarant’anni ci porta all’alluvione del 2011, raccontata in diretta televisiva e vissuta dai genovesi come un dramma collettivo. La diretta televisiva fa sua la tragedia dell’alluvione. Le testimonianze parlano di paura, disorganizzazione e della difficoltà di ottenere risposte tempestive dagli amministratori. Questo evento segnò un punto di svolta nel modo in cui la città e le istituzioni si rapportano ai disastri naturali.
Negli anni successivi, il sistema di allerta meteo è stato modificato ed oggigiorno è diventato parte integrante della vita quotidiana dei genovesi. Le allerte gialla, arancione e rossa scandiscono ormai le giornate autunnali, tra polemiche e precauzioni.
Parallelamente, il quadro normativo e giurisprudenziale si è evoluto in modo significativo. A differenza del 1970, oggi esistono strumenti precisi per la tutela del territorio: piani di bacino, leggi sulla protezione civile e regolamenti per la gestione del rischio idrogeologico. Tutto questo ha reso più chiaro il quadro delle responsabilità e degli obblighi di intervento.
La Parola è quindi passata al Procuratore Francesco Pinto che ha affrontato la storia degli stessi anni da un punto di vista giuridico. Ha illustrato come, proprio a partire dal 2011, la magistratura abbia cercato di definire criteri rigorosi per attribuire le responsabilità, concentrandosi sulle cosiddette “posizioni di garanzia”: quelle ricoperte da sindaci, amministratori e tecnici, tenuti a tutelare l’incolumità pubblica. Fondamentale, nei processi, è l’accertamento del nesso causale tra le condotte umane — azioni o omissioni — e l’evento disastroso. Da questo momento, la colpa viene valutata in base alla prevedibilità e evitabilità del danno.
Nel caso di Genova 2011, l’indagine si concentrò sulle decisioni — o mancate decisioni — riguardanti la chiusura delle scuole e il divieto di sosta nelle aree a rischio. Il processo applicò il cosiddetto “giudizio controfattuale”, ovvero la domanda: cosa sarebbe successo se quelle misure fossero state adottate? Le sentenze definitive portarono a condanne e accesero un intenso dibattito pubblico sull’eventuale protagonismo della magistratura e sul difficile equilibrio tra responsabilità penale e imprevedibilità dei fenomeni naturali. L’ex sindaco Marta Vincenzi ha raccontato l’alluvione come un trauma profondo, sottolineando l’eccezionalità dell’evento e la difficoltà di gestirlo. Il magistrato, tuttavia, ha replicato sostenendo che proprio la cattiva gestione di un evento eccezionale aveva contribuito ad aggravare la tragedia.
La vicenda si chiude con una riflessione importante: le norme sulla protezione civile devono essere prese sul serio, e ogni misura preventiva va attivata tempestivamente, anche a costo di sembrare eccessiva o impopolare. A seguito della relazione, il PM Pinto e il giornalista Paternostro hanno risposto alle domande dei soci, ampliando la discussione con riflessioni che hanno arricchito l’uditorio.

Al termine della serata, il Presidente del RC Genova San Giorgio, la Presidente del Club Genova Nord Ovest, Anna Pittaluga, e il Presidente del Club Genova San Giorgio, Paolo Moscatelli, hanno ringraziato i relatori, offrendo loro i guidoncini dei rispettivi club e libri su Genova come gentile omaggio in ricordo della serata trascorsa.
